Grandi o piccoli, pubblici o privati, urbani, periurbani o di campagna, associati a condomini, ville storiche, cascine agricole, strutture alberghiere, i giardini da sempre assumono una grande importanza, estetica e funzionale nella vita degli esseri umani. La realizzazione e la cura dei giardini ha origini antichissime e si perde nella notte dei tempi. I giardini, infatti, cosi come le residenze, hanno rappresentato il palcoscenico per importanti periodi storico culturali, interpretando le mutevoli esigenze e i pensieri dell’uomo, il suo rapporto con la società e con la natura circostante. Proprio il rapporto con quest’ultima, ha subito nel corso dei secoli profonde mutazioni.
Esempi di realizzazione di spazi verdi, adornati da laghetti, fontane e alberi sono noti sin dagli Imperi Egizio e Persiano. Proprio con la conquista della Persia da parte dei Greci, pare che alcune pratiche, come l’arte topiaria o quella di intrecciare rami per definire volte e cornici verdi, siano giunte nel bacino del Mediterraneo. Nell’Antica Roma, i giardini che adornavano ville e dimore, simbolo di ricchezza e opulenza, erano arricchiti da sculture verdi geometriche, raffiguranti animali, divinità o scene di guerra. Nel giardino comparve la pittura, ad esempio negli sfondi a trompe l’oeil che affrescavano il peristilio romano. È di quest’epoca inoltre la creazione di suggestivi labirinti e di viali per il camminamento signorile, ombreggiati da chiome geometriche. È evidente come tutto ciò avesse una finalità puramente estetica: la natura appariva come una spettacolare opera d’arte, seppur vivente, plasmata dall’uomo. La sfarzosità dei giardini subì una breve interruzione con la caduta dell’Impero Romano, in epoca medievale, dove il giardino assunse una funzione prettamente utilitaristica, nel quale venivano coltivate erbe medicinali, officinali, frutti eduli o fiori da porgere in omaggio nel corso della liturgia cristiana, nel caso dei giardini monastici.
È tuttavia solo in epoca rinascimentale, con lo stile “all’italiana” che il giardino raggiunge la massima espressione della supremazia dell’uomo sulla natura.
Benché le specie botaniche impiegate all’epoca fossero tipicamente mediterranee (bossi, allori, mirti, tassi, cipressi), il loro utilizzo nel realizzare rigidi filari, quinte verdi, siepi, topiari e parterre rigidamente geometrici ben distava dalle sembianze classiche della natura incontaminata circostante. Il largo impiego dell’acqua, attraverso zampilli, ninfei, fontane e artifici di meccanica idraulica rappresentava un’ulteriore riprova dell’intento dell’uomo nel dimostrare il proprio dominio sulle forze naturali.
Tale concezione ha resistito, seppur con espressioni diversificate nei vari paesi europei, sino al settecento, dove l’affermazione del pensiero illuminista determinò uno stravolgimento del concetto di uomo come padrone e artefice della natura, proponendo un progressivo ritorno alla naturalità nei giardini europei. Nell’800, con lo sviluppo industriale, il giardino smise di essere confinato unicamente quale ornamento esterno di ville e palazzi, ma divenne un luogo di svago e condivisione. Si diffusero così i primi parchi pubblici. Il rigore del giardino rinascimentale lasciò sempre più spazio alla naturalezza, alle forme libere, alle bordure fiorite, alle alberature paesaggistiche.
In tempi moderni, tracciare una tendenza generale di gestione del verde e conseguente “aspetto tipico” appare un’impresa quantomai difficile. Fenomeni come l’espansione abitativa (urbani sprawling) e le maggiori disponibilità economiche dell’ultimo secolo hanno reso il giardino privato, singolo o condominiale, non più un lusso per pochi bensì un elemento particolarmente diffuso sul territorio.
Le singole tendenze di progettazione e manutenzione del verde rispondono di volta in volta a esigenze specifiche dei fruitori. A dettare le linee guida possono pertanto essere esigenze di economicità e praticità manutentive, esigenze ludico-ricreative, di confort e relax, di coltivazione, collezionismo etc.
In tale contesto pertanto, dove le singole esigenze sono mutevoli e apparentemente imprescindibili, appare ancora controverso il rapporto tra uomo e natura. L’eccessiva perizia manutentiva, l’impiego di materiali sintetici, la scarsa varietà botanica o l’impiego di specie vegetali con spiccate doti ornamentali ma scarsamente attrattive per l’entomofauna pronuba, nonché la scarsità di ripari, rendono la maggior parte dei giardini contemporanei scarsamente ospitali per la fauna e flora spontanea.
Negli ultimi anni, tuttavia, nuove tendenze legate alla crescente sensibilità verso temi come la sostenibilità ambientale e la biodiversità, stanno contribuendo a diffondere approcci alla realizzazione e manutenzione del verde di stampo innovativo, che potrebbero modificare sino a stravolgere l’aspetto dei giardini pubblici e privati nell’imminente futuro, contribuendo così ad armonizzare il rapporto tra uomo e natura.
Mattia Concas