Il concetto di “giardino naturale” può di per sé suonare come un ossimoro. Infatti, per definizione, un giardino sin dalle sue antiche origini nasce come ambiente, benché intermedio tra l’interno costruito dell’edificio e l’esterno della proprietà, soggetto in ogni caso a rigidi schemi progettuali e rigorose prassi manutentive, che lo rendono di fatto ben lontano dall’essere “naturale”.
Tuttavia, se l’ambiente interno all’edificio rappresenta, almeno in apparenza, territorio indiscusso dell’uomo, il giardino, per via della sua relativa libertà di interagire con l’ambiente esterno, apre la possibilità per l’uomo di confrontarsi vis à vis con una moltitudine di organismi viventi, e talvolta, ahimè, di scontrarvisi, trasformando il giardino un vero e proprio campo di battaglia.
Roditori, volatili, lombrichi, api, vespe, millepiedi e formiche, nel loro naturale tentativo di alimentarsi, ripararsi, difendersi e riprodursi, sono spesso costretti a confrontarsi con le esigenze dell’uomo che, solitamente, sono in netto contrasto con le loro. Ad esempio, un essere umano potrebbe trarre piacere nel camminare a piedi scalzi nel proprio prato all’inglese minuziosamente tosato, o nel prendere il sole su una sdraio sapientemente collocata nel centro del giardino. E nel fare ciò troverebbe particolarmente irritante dover calpestare delle deiezioni di lombrico, una limaccia o ancor peggio un formicaio. Allo stesso modo, l’innocuo svolazzare di un’ape, un bombo o una chiassosa Xilocopa, alla ricerca di qualche sparuto fiore, potrebbe determinare nell’uomo, intento nella sua tintarella, reazioni di terrore, ira e impotenza.
Eppure, una corretta presa di coscienza verso l’importanza di tali animali nel fornire preziosi servizi ecosistemici di cui l’uomo trae inconsapevolmente e quotidianamente beneficio, contribuirebbe certamente a riappacificare il rapporto tra i diversi fruitori del giardino, animali, vegetali e umani, aumentando la soglia di tolleranza di questi ultimi.
Allorché pertanto si intende superato lo scoglio culturale che pone i fabbisogni dell’uomo ad un livello superiore rispetto a quelli degli altri viventi, e l’intento è quello di raggiungere nel proprio spazio verde un equilibrato compromesso tra entrambi, si parla solitamente di giardino naturale anche se, in base alle premesse fatte all’inizio, sarebbe più corretto parlare di giardino che tende alla naturalità.
Si tratta cioè di uno spazio dove l’impatto dell’uomo è ridotto al minimo, e la scelta delle specie vegetali e dei vari elementi che costituiscono l’assetto del giardino è fatta in modo tale da assecondare, piuttosto che ostacolare, la naturale colonizzazione animale e vegetale che ne seguirà. Possono inoltre essere intraprese azioni volte a potenziare, direttamente o indirettamente, la vocazione naturalistica del giardino, adottando cioè accorgimenti che possono rendere il giardino particolarmente attrattivo per la fauna selvatica, realizzando ripari, nascondigli, specchi d’acqua, inserendo piante attrattive o fornendo adeguati supplementi alimentari in periodi nei periodi di maggiore necessità.
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L’assortimento vegetale di un giardino naturale non è sottoposto a rigidi schemi progettuali, ma potrà variare nel tempo, grazie alla capacità delle piante messe a dimora di diffondersi internamente. Le piante inserite, inoltre, sapientemente selezionate per un dato contesto bioclimatico, potranno colonizzare gli spazi esterni al giardino, così come piante presenti esternamente saranno in grado colonizzare il nostro giardino e, a seconda dei casi, trovare in questo, dimora abituale.
Un giardino naturale predilige solitamente l’impiego di pianta autoctone, spontaneizzate o comunque che non presentino carattere di invasività nei confronti della flora locale. Nell’organizzazione degli spazi verdi, si cerca di prendere esempio da spazi naturali o pseudo naturali, come un prato fiorito, una boscaglia, una radura, una macchia mediterranea o una siepe campestre. L’aspetto finale non deve necessariamente risultare trascurato e inospitale ai nostri occhi, e per questo la scelta delle specie vegetali e della loro disposizione andrebbe fatta da figure professionali che abbiano una ottima conoscenza del mondo vegetale naturale e dei diversi habitus di crescita. Anche le azioni di potenziamento naturalistico andranno pianificate con l’ausilio di figure professionali preparate, al fine di non rischiare che degli errori progettuali possano vanificare i nostri buoni propositi.
Elemento imprescindibile in un giardino naturale è inoltre un piccolo specchio d’acqua. L’acqua infatti, spesso difficile da reperire in ambiente urbano, potrebbe fornire alla fauna selvatica un ulteriore motivo per visitare il nostro giardino. Inoltre, la possibilità di disporre di un piccolo specchio d’acqua consentirebbe di ospitare alcune piante acquatiche particolarmente rare e minacciate, contribuendo così alla loro conservazione e diffusione.
La manutenzione degli spazi dovrà inoltre porsi come obiettivo principale quello di fornire il minor disturbo possibile alla fauna selvatica. Ad esempio, i turni di sfalcio del prato saranno ridotti, e alternati tra diverse aree, allo scopo di garantire sempre delle fioriture disponibili. Le potature di arbusti e alberi saranno minimizzate ed eseguite lontano dai periodi di nidificazione, e avranno comunque l’obiettivo di non alterare il naturale habitus di crescita. Anche per questo motivo è dunque fondamentale che la scelta delle specie vegetali da ospitare sia fatta caso per caso sulla base di approfondite conoscenze del settore. In un giardino naturale, sono inoltre banditi fitofarmaci e concimi di sintesi, mentre sono impiegabili prodotti naturali a basso impatto ambientale, qualora indispensabili.
La progettazione di giardini a vocazione naturalistica, già ampiamente diffusi in diversi paesi europei, si presenta sul territorio nazionale ad un livello di conoscenze ed esperienze pratiche ancora piuttosto limitato. L’auspicio è che, sull’onda delle crescenti problematiche ambientali, nuovi approcci multidisciplinari alla progettazione del verde possano dinamizzare il settore, fornendo nuove proposte e prospettive per il futuro, affiancando alle classiche funzioni del verde ornamentale pubblico e privato nuove attitudini naturalistiche e conservazionali.
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