Nelle acque dei nostri oceani ogni anno vengono abbandonati centinaia di metri di reti, corde, lenze, boe, nasse e ogni altro genere di attrezzo utilizzato nella industria della pesca.
La concentrazione di questi scarti nella Great Pacific Garbage Patch, ovvero la famosa isola di plastica dell’oceano pacifico nord orientale, è davvero impressionante e sempre più abbondante.
Secondo un nuovo studio che ha analizzato diversi campioni di acqua di questa area, la maggior parte dei rifiuti di questo tipo apparterebbe a navi da pesca industriale di cinque stati: Stati Uniti, Giappone, Corea del Sud, Cina e Taiwan.
I ricercatori stimano che ogni anno siano abbandonate in mare circa 3000 kmq di reti da posta e 740.000 km di palangari e nasse, contribuendo a circa il 20% della plastica marina ma questi tipi di rifiuto rappresentano la forma più letale e pericolosa.
Infatti sono la principale causa di incidente per le specie marine: il 66% per gli animali marini e il 50% per gli uccelli marini.
Inoltre non di rado questi rifiuti possono formare masse giganti che in balia della corrente possono rappresentare un pericolo per la navigazione e distruggere interi ecosistemi come le barriere coralline o le praterie di fanerogame.
Una vera e propria piaga contro la quale stanno combattendo da anni diverse NGO ma che richiede ancora molto impegno da parte di tutti.